È da maggio 2021 che se ne parla. I prezzi delle materie prime stanno aumentando, e non accennano a fermarsi.
Legno, ferro e acciaio per l’edilizia, schizzato al +150%. Ma anche cellulosa e alluminio, mai stato così alto negli ultimi dieci anni. Poi ancora zucchero, olio di palma e cereali. In continua ascesa dall’estate 2020 anche il prezzo del gas in Europa, senza alcun segnale di rallentamento; rispetto al minimo del 2020, è oggi ben nove volte superiore. Il suo costo è influenzato dalla stessa transizione ecologica: sono stati ridotti gli investimenti sulle fonti fossili. Nel contempo, la crescita delle energie rinnovabili sembra non essere adeguata alle necessità dell’industria.
Materie prime e settore cartario
In questo quadro il settore della carta ha subito rincari pari al 60% per la fibra lunga Nbsk e pari al 70% per la fibra corta eucalipto. Secondo l’AIE, l’Associazione italiana editori, gli aumenti su base annua risultano superiori al 20% per la carta non patinata e arrivano fino al 50% per carte più pregiate, patinate e cartoncini. Attualmente le lievitazioni dei prezzi di cellulosa e carta da macero pesano sul settore degli imballaggi.
In Italia abbiamo raggiunto un discreto livello di circolarità in merito alla raccolta e al riciclo di carta e cartone, con un ciclo produttivo via via sempre più sostenibile. Ma gli aumenti senza precedenti coinvolgono anche questo segmento di mercato.
Una situazione che sta impattando negativamente sulla gestione del lavoro, tanto più se si considera l’aumento della domanda di prodotti cartacei sul mercato finale. L’avvento della pandemia ha infatti cambiato le abitudini di acquisto. Da un lato l’esplosione dell’e-commerce e la necessità di contenitori destinati all’asporto hanno fatto aumentare la richiesta di packaging primario e secondario. Dall’altro, la necessità di immettere nell’ambiente imballi sostenibili ha portato ad individuare nella carta e nel cartone i principali candidati per la sostituzione delle confezioni di plastica monouso.
Il caro energia e i costi produttivi
Come se non bastasse, a questo si aggiunge il costo di produzione: il settore della carta è tra quelli più energivori. Secondo le stime riportate dal Sole 24Ore, l’energia rappresenta il 30% delle spese complessive sostenute.
Si registrano quindi incrementi anche nei prezzi del prodotto finito, in quanto l’impennata dei costi delle materie prime energetiche hanno costretto le cartiere ad aumentare i propri listini dal 5% al 10%. Quindi, anche se il fatturato aumenta, i margini di guadagno tendono ad assottigliarsi per via del caro energetico. Alcune cartiere stanno pensando di fermare la produzione fino a quando l’andamento del mercato del gas non si assesterà a livelli accettabili.
Da sottolineare come il settore più colpito sia quello del tissue, ovvero della carta sanitaria e per uso domestico, che vede accordi anche di sei mesi: tempi lunghi per poter prevedere il rialzo dei prezzi finali. Meno coinvolto il settore del packaging, che prevede accordi di durata più breve, dall’uno ai tre mesi.
Le aziende maggiormente in difficoltà risultano essere le micro, le piccole e le medie imprese, sulle quali si abbatte una duplice spada di Damocle: i costi della materia prima e i costi dell’energia.
Guerra Russia-Ucraina: le ripercussioni sulle materie prime
Ad una situazione già drammatica, si deve aggiungere il recente scoppio del conflitto russo-ucraino. Sono molte le materie prime che si stanno aggiungendo agli aumenti record. Petrolio, nichel, rame, palladio. E anche i numeri del grano hanno subito un aumento improvviso e preoccupante. Le difficoltà nell’approvvigionamento dei materiali che tutto questo comporta rischiano in brevissimo tempo di far svanire tutti gli importanti interventi fatti sul settore e di far ripiombare il Paese in una crisi profonda.
La fabbricazione della carta è stata la prima ad avere problemi dopo lo scoppio della guerra. «Oggi sempre più cartiere chiudono e riducono le attività», spiega il presidente di Assocarta Lorenzo Poli. Il loro blocco si ripercuote sull’intera supply chain: dalla produzione degli imballaggi, alla carta per uso igienico e sanitario – carta igienica, tovaglioli e fazzoletti – fino alle carte grafiche per l’editoria e l’informazione, oltre al riciclo della carta.
C’è da domandarsi quale sarà il destino della filiera produttiva cartacea, messa così duramente alla prova, divisa tra i rincari delle materie prime e la gestione delle delicate sfide dei mercati internazionali.